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Marocchino: cos’è e come si prepara

Il marocchino, noto in alcune parti d’Italia anche come espressino o vetrino, è uno dei tanti modi di consumare il caffè nel nostro paese. Durante gli ultimi decenni, questa bevanda ha conquistato molti apprezzamenti ed è ormai di consumo comune in tutti i bar italiani.

La sua preparazione è considerata più complessa rispetto al cappuccino tradizionale, anche se gli ingredienti risultano essere praticamente gli stessi.

Come preparare il marocchino

Per ottenere un marocchino è necessario preparare un caffè espresso – non troppo lungo – in un bicchierino di vetro, preferibilmente da irish coffee – anche se non è difficile incorrere in bicchieri più piccoli.
Dopo una prima spolverata di cioccolato, è bene avere a portata di mano un bricco con del latte montato.

Similarmente al cappuccino, la schiuma deve risultare compatta e uniforme, priva di bolle e con il latte che non deve essere bollito. Ciò risulta importante, sia per quanto riguarda il gusto, sia per l’effetto visivo.

La schiuma deve arrivare a coprire il bicchiere fino al bordo e, quando ciò accade, si può rifinire il marocchino con una seconda spolverata di cacao. Il risultato finale, ancor più nell’aspetto che nel gusto, è decisamente suggestivo.

Un marocchino ben riuscito

Fondamentale è che l’unica parte del latte che va a finire nella bevanda sia quella montata e non quella liquida.

La preparazione casalinga

Nonostante preparare un marocchino in casa non sia semplice come al bar, non si tratta neanche di un’impresa così proibitiva. Gli ingredienti per poterne preparare uno sono:

  • circa 7 grammi di caffè in polvere
  • 30-40 ml di latte (possibilmente fresco e intero)
  • cacao amaro in polvere

Oltre al bicchierino da irish coffee è necessario uno strumento per montare il latte. Nelle moderne macchine per fare il caffè, sono una tra le opzioni offerte.

Per distribuire meglio il cioccolato, è consigliato l’uso di uno spargicacao. Nulla di particolarmente complesso dunque, per chiunque possieda, appunto,  un qualunque modello di una macchina per fare il caffè. Il problema potrebbe sussistere per chi ha la vecchia e cara moka, ma esistono comunque modi alternativi per una schiuma accettabile.

A questo punto, possiamo analizzare qual è la storia che sta dietro al marocchino e soprattutto, perché si chiama così?

Le origini del caffè marocchino

Considerato banalmente come un semplice mini-cappuccino con cacao, questa particolare bevanda risulta essere una sorta di rivisitazione del bicerin torinese. Si tratta di un particolare tipo di mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte, molto diffusa nel settecento a Torino (e molto apprezzata anche da Camillo Benso Conte di Cavour).

Quello che oggi è noto come caffè marocchino però, è una sua rivisitazione. La formula attuale infatti è nata presso il Bar Carpano di Alessandria, nel corso della prima metà del novecento. In quel periodo, di fronte al bar vi era la sede di Borsalino, un marchio italiano molto famoso all’epoca.

Qui si producevano dei cappelli che, al loro interno, avevano una parte fatta in cuoio definita “Marocchino”. Il caffè marocchino odierno dunque, nasce dall’associazione tra il colore dei cappelli e quello della bevanda.

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